FINALISTA ALLA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO COSE A PAROLE
La radio che gracida, il cielo d’alba grigia, l’odore acre del riscaldamento dell’auto. Una mattina difficile nel traffico della metropoli. Come tutte le mattine, come tutte le metropoli. E anche la mia stanchezza è la stanchezza del mattino, il mattino di una giornata pesante e uguale. Più pesante di quella di ieri, più uguale di quella di ieri.
Frammenti di vite di oggi, scandite da una routine che avvilisce, abbrutisce. La morsa della precarietà che incombe minacciosa, pronta a privarti di punto in bianco di ciò che hai costruito per una vita; mettendoti all’angolo, insieme a tutta la tua famiglia; impedendo ai più giovani di crearsi un futuro, lasciandoli rintanati nelle case paterne, da disadattati, a sfamarsi di pane e TV; facendo accantonare ogni tipo di valore. Perché quando vivere diventa una lotta per la sopravvivenza, di fronte alla necessità l’umanità passa in secondo piano. Da qualche parte, in ogni parte, è pieno di storie come queste.
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