Facendo propria quella capacità di lasciarsi “attraversare” dalle cose del mondo (mono no aware 物の哀), la Di Lisio traccia un cerchio discreto ma deciso sulle sabbie della tradizion haikai,
mutuando da questa uno sguardo sottile (hosomi 細身) e attento a ogni più piccolo accadimento, facendolo proprio nella misura in cui questo serva a cancellare ogni distanza tra percipiente
e percepito e lasciandolo, infine, andare, proprio come uno specchio che non trattiene nulla di ciò che riflette:
luminescente –
il profilo dei monti
sotto la neve
Il senso di esposizione allo scorrere del tempo (sabi 寂び) è costantemente permeato da un’idea generale di “riscatto”, laddove la fine di un’esistenza cede il passo alla nascita di un’altra (sul tronco secco / divorato dal tempo / nasce un lichene), seguendo un movimento circolare
senza inizio e senza fine che l’autrice associa magistralmente all’immagine della luna (tsuki 月) e al suo percorso celeste, nella sezione che chiude del libro
Dalla Prefazione di Luca Cenisi
(Presidente dell’Associazione Italiana Haiku)