Marcello Clementi è un perfezionista, è ingegnere, e questo inevitabilmente (e mi verrebbe da dire, per fortuna!) si riflette nella “costruzione” dei suoi versi: con pacatezza e determinazione le sue poesie si distendono a riempire lo spazio, un edificio che prima non c’era e adesso è lì, sotto gli occhi di tutti. Una poesia quasi atona, dove il sentimento è quasi impercettibile, in cui il poeta si fa osservatore, uno sguardo clinico e apparentemente distaccato, un occhio discreto e attento alle cose della vita, anche banali, uno sguardo insolito al proprio io, al suo rapportarsi con la realtà, alla tecnologia a basso costo che tutti ormai possediamo, in questo mondo contemporaneo che è futuro realizzato.
Presenta Giacomo Caruso Legge Alessia Luongo
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