gio 12 giu | 17:00 | Presentazione collana Manuscriput | Immaginate un libro scritto totalmente a mano, come una volta… un piccolo racconto che trasmette emozioni solamente al primo sguardo. Racconto Blu Genziana di Marilena Votta, calligrafa Simona Raimondi,copertine dipinte a mano da Stefano Zampieri.
[icon name=”icon-book”] | A Rocca Persa, cittadina dell’agro pontino a pochi chilometri da Roma, fa ogni tanto la sua comparsa Memè, individuo di cui non si sa nulla tranne che fa girare cocaina purissima. Il Maresciallo Trevisan è sulle sue tracce da mesi, ma l’identità dell’uomo resta ancora un mistero. Perfino per Greta, giovane femme fatale che frequenta assiduamente Memè per “lavoro” e che fa di tutto per sostituirsi a lui nel traffico clandestino. Al Servizio per le Tossicodipendenze del paese, intanto, l’ostinata assistente sociale Holy Mary e la diplomatica psicologa Lina lottano per debellare il flagello della dipendenza, mettendo a punto percorsi di riabilitazione per un’utenza che spesso si rivolge a loro per problemi ben più gravi della droga. La sera del 2 settembre viene ritrovato il cadavere di Memè in un appartamento di via Merulana a Roma. La stessa sera molti abitanti di Rocca Persa si trovano nella capitale, ognuno con un alibi più o meno ferreo ma tutti con un movente altrettanto credibile. Chi è stato allora a uccidere Memè? Il docile Marco, nipote della proprietaria dell’appartamento nonché tossicodipendente di Rocca Persa? Gaetano, ex detenuto per rapina a mano armata? Oppure l’affascinante Greta?
[icon name=”icon-book”] | I racconti di Anita Nurzia sono uno spaccato della società moderna. Talvolta con sagacia eironia, talvolta con una vena di tristezza o con una punta di tenerezza, l’autrice riesce a descrivere in maniera originale situazioni del vivere comune. Nel libro è raccontata una umanità tormentata, delusa, incapace di comunicare, che vive una realtà dominata dalla superficialità e, spesso, dalla indifferenza per le esigenze e le sofferenze altrui. Ma c’è una speranza, non dobbiamo dimenticarlo, e così la Nurzia chiude il suo ultimo racconto con queste parole: “L’unica verità è che non esiste una fortuna più grande, più determinante, più invidiabile di quella di amarla, questa vita.”