Il testo si presenta in una duplice versione, dialetto napoletano (almeno parzialmente) e lingua italiana (a volte colta e a volte colloquiale). L’autore stesso chiarisce, in una breve introduzione, come la versione italiana non sia una pedissequa traduzione di quella napoletana, «perché contiene aggiunte, integrazioni e alcune “libertà” varie». Sulle differenze, pregi e difetti, delle due versioni parlerò più avanti, per adesso è necessaria una sinossi che restituisca sia la progettualità dell’autore, sia la ricchezza dei temi che il dramma coinvolge. Il “format” di riferimento è, appunto, la neotestamentaria Annunciazione e l’imminenza della Natività. Il Salvatore è nel grembo della “nostra” Maria (Annamaria, nel testo) ma un’ecografia ne svela l’aspetto mostruoso…