Il tessuto intellettuale di un contesto poetico, il cui impatto emotivo risulta prima di tutto trappola per il lettore attento e agguerrito, privilegia senza alcun dubbio il linguaggio, alludendo ad un intermediario specifico che tenta di incrociare progetto e figura. Il mito non riesce a sopravvivere, nascoste le trasfigurazioni nelle quali bisogna confidare e perdersi. In questa raccolta di Giulio Marchetti l’arte si colloca di nuovo nel rapporto fra la tradizione e l’universo postmoderno nell’accorato scenario di forme vuote, magari ripensate con distacco utopico, e il positivo impatto della memoria involontaria nel riuso della parola. Una parola ripetutamente incisiva, che cerca con insistenza e capacità personale di creare l’atmosfera giusta per le vibrazioni del pensiero costretto a levitare tra le coincidenze delle mutazioni e gli incidenti dell’imprevisto (dalla prefazione di Antonio Spagnuolo).