Una scrittura, quella di Filippo De Angelis, tutta personale, evocativa – in diverse liriche – di memorie leopardiane e carducciane e pascoliane e foscoliane (ciò a dire che si ritrovano “parole” o versi che “risuonano”, gradevolmente, ad un cuore che sa), in un tessuto lirico molto efficace, in specie quando il poeta scuote lo sguardo sulla modernità, bieca nei suoi esiti e lacrimevole nei suoi riprovevoli approdi.