Il nostro Giacomo Caruso ha remixato le poesie finaliste del premio Mangiaparole creando un capolavoro… oppure no!?
CUT & MIX UP
con le mani tremanti afferri l’aria che ti manca
un ritaglio di giornale è ciò che resta
e per riempire il vuoto si versava il sangue dell’uomo
è la carezza della vita che mi tocca
ora i ricordi stordiscono mentre vesto il mio cuore per mascherare il dolore
oggi mi avvolgi e mi incanti con i tuoi strepitosi colori
afferra o strazia la tua libertà
e in me irrompe il nulla che disfa pensieri
recito le mille vite che avrei saputo vivere
la tigre ogni mattina è lì che mi aspetta e digrigna spavalda
lo contempla il mio sogno a occhi aperti risalente la curva della spina dorsale
balle spaziali ci plasmano su verità credute certezze
ma non c’è orologiofermo che possa incantare la vita
ché l’uomo non è bestia né un angelo che danza
seppure alla distanza di un respiro
niente cresce e niente si cancella
nella notte mi sveglio con la faccia da clown in disarmo
ho ancora voce al di là del mio sguardo
occhi profondi di vuoto, carne che rovina nell’aria
e il vento spira parole sibilline
a volte succede che non si ha neppure più il tempo di rimanere a pensare
sul minimalismo degli uomini, sul bianco o sul nero, rosso passione a volontà
e quello che oggi stendo al sole ha ancora il sapore degli occhi di mia madre
neanche il pensiero ha suono nel silenzio denso di ombre
ho centinaia di metri lineari di fogli accantonati
ora che il sentiero è perso non resta che cercare le impronte nel fango
svuotami poesia, dammi pagine bianche
ho percorso in un viaggio a ritroso nel tempo le tappe dei nostri ricordi
l’usato pensiero si è perduto per un azzardo poetico
la lettera d’amore è arrivata in ritardo, nonostante i miei versi fossero già lì senza appuntamento
controluce rivedo me bambina, un libro tra le mani
ad ogni semaforo una vera gioia mi invade
mai disponibile alla resa
nel racconto fantastico del mondo sceglierò una maschera azzurra
si sciolgono le parole ghiacciate per rigarci le guance già bagnate
è un ospite inatteso il dolore che bussa
i segni del tempo li porto solo dentro
come sia errato fidarsi dei sensi e come sia complesso non poterne fare a meno
senza il dolore di potature accettate l’anima resta infelice e pesante
ma in fonno la ragione ‘ndove sta’
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