“Cento Micron” di Marta Baiocchi ed. Minimumfax
C’è una donna chiamata Bibi (il suo vero nome non verrà mai rivelato) alla soglia dei quarant’anni, giovanile, bella, ricca e semianoressica, che ha perso il marito in un’incidente d’auto e a causa della chemioterapia non può più avere figli. Bibi rivuole indietro i suoi embrioni, e, in base alla legge 40/2004 questo non è possibile.
C’è un’altra donna, amica di Bibi, Eva, una biologa che lavora nelle immaginabili ristrettezze tutte italiane su vari progetti di ricerca all’Università.
Sullo sfondo Roma con i suoi centri luminosi, il suo traffico esuarente, l’ansia di protagonismo di alcuni uomini e il desiderio ossessivo di maternità sul quale tutti lucrano, sia in senso emotivo che economico. Insieme le due donne scoprono un inquietante traffico di embrioni.
E cento micron è esattamente il peso di un embrione, questo fragile legame con il futuro, qualcosa di simile all’onnipotenza, mentre nei laboratori si crea la vita. All’esito di un viaggio alla ricerca degli embrioni emergono domande etiche: fin dove è giusto che la scienza forzi la natura, perché le donne siano disposte a fare qualsiasi cosa, a sottoporsi a qualsiasi pratica e a pagare qualsiasi prezzo pur di avere figli.
Le domande sulla vita, lette attraverso motorini e finestrini di treni e aerei immersi nelle nuvole, appartengono davvero ad ogni lettore che abbia avuto la fortuna di leggere questo romanzo, che calibra in modo perfetto suspence e fiction, lasciandoci con una serie di domande forse non dissimili da quelle che si ponevano i lettori di Verne: ma tutto quanto descritto in questo libro sarà possibile, un giorno?
Potrebbe anche interessare il romanzo Volevo solo un figlio
Iscriviti alla newsletter
